I ricercatori della Northwestern University di Chicago, negli Stati Uniti, hanno portato a termine uno studio per valutare se i biomarcatori multipli contribuissero al miglioramento della predizione del rischio di coronaropatia in donne in postmenopausa, rispetto alla valutazione ottenuta utilizzando solo i fattori di rischio tradizionali.
L'utilità di nuovi biomarcatori resta incerta quando aggiunti a modelli predittivi che utilizzano solo i fattori di rischio tradizionali per la valutazione del rischio di malattia coronarica.
Gli studi della Women's Health Initiative Hormone Trials hanno arruolato 27.347 donne in post-menopausa di età compresa tra 50 e 79 anni.
Le associazioni tra fattori di rischio tradizionali e 18 biomarcatori sono state valutate in uno studio caso-controllo che ha incluso 321 pazienti con malattia coronarica e 743 controlli.
Sono state confrontate 4 equazioni di predizione del rischio di coronaropatia a 5 anni: 2 modelli covariati di rischio di Framingham; un modello con fattori di rischio tradizionali che includeva trattamento con statine, trattamento ormonale e storia di malattia cardiovascolare oltre alle covariate di rischio Framingham e un modello con l’aggiunta di un biomarcatore comprendente i 5 marcatori significativamente associati dei 18 testati ( interleuchina-6, d-dimero, fattore di coagulazione VIII, fattore di von Willebrand e omocisteina ).
Il modello a fattori di rischio tradizionali ha mostrato un miglioramento nella statistica-C ( 0.729 vs 0.699, p=0.001 ) e un miglioramento della riclassificazione ( 6.42% ) rispetto al modello di rischio di Framingham.
Il modello con aggiunta di un biomarcatore ha mostrato un ulteriore miglioramento nella statistica-C ( 0.751 vs 0.729, p=0.001 ) e un miglioramento nella riclassificazione ( 6.45% ), rispetto al modello a fattori di rischio tradizionali.
I rischi predetti di coronaropatia su una scala continua hanno mostrato alta concordanza tra il modello a fattori di rischio tradizionali e il modello con aggiunta di un biomarcatore ( coefficiente di Spearman: 0.918 ).
Tra i 18 biomarcatori misurati, il livello di proteina C-reattiva ( CRP ) non ha migliorato in maniera significativa la predizione di malattia coronarica né da solo né in combinazione con altri biomarcatori.
In conclusione, è stato osservato un moderato miglioramento nella predizione del rischio di coronaropatia quando un pannello di 18 biomarcatori è stato aggiunto al modello predittivo che utilizza i fattori di rischio tradizionali in donne in postmenopausa. ( Xagena2010 )
Kim H C et al, J Am Coll Cardiol. 2010; 55(19): 2080-91
Diagno2010 Cardio2010