La mieloperossidasi ( MPO ) è un'eme-proteina contenuta nei granuli azzurrofili di neutrofili e macrofagi e caratterizzata da potenti proprietà pro-ossidative e pro-infiammatorie. Essa agisce tradizionalmente come enzima battericida, rilasciato in circolo dai neutrofili attivati in risposta a processi infiammatori, catalizzando la produzione di ipocloriti a partire dallo ione cloro e dal perossido di idrogeno.
Negli ultimi anni nuovi ruoli sono emersi per questa proteina nell'ambito dello sviluppo e della progressione del processo aterosclerotico, proponendola così come mediatore diretto di aterogenesi.
La MPO è stata identificata nelle placche umane, è stata implicata nella ossidazione delle LDL, delle apolipoproteine A1, nella disfunzione endoteliale indotta da una ridotta biodisponibilità di ossido nitrico, nella attivazione delle metallo proteinasi causa di assottigliamento del cappuccio fibroso della placca.
Pochi ma importanti studi clinici hanno esaminato il ruolo della MPO come marker di rischio per sindrome coronarica acuta.
Lo studio di Zhang e coll. ha evidenziato che i pazienti con sindrome coronarica hanno livelli circolanti di MPO più elevati rispetto a controlli sani e che questi livelli sono significativamente associati alla presenza di coronaropatia, indipendentemente da altri fattori di rischio.
Inoltre, come evidenziato nello studio di popolazione prospettico EPIC- Norfolk, i livelli circolanti di MPO sembrano in grado di predire nel lungo termine lo sviluppo di coronaropatia anche in soggetti apparentemente sani, correlando con i livelli di proteina C-reattiva e con la conta dei globuli bianchi.
Anche nella prevenzione secondaria la MPO sembra utile come marcatore in quanto associata alla presenza di instabilità e rischio di eventi futuri.
Lo studio CAPTURE, condotto su 1090 pazienti con sindrome coronarica acuta, ha mostrato come i livelli circolanti di MPO, già a 72 ore dall'evento acuto, correlino significativamente con il rischio di morte o infarto miocardico a 6 mesi.
Il valore predittivo della MPO sembra indipendente sia dai livelli della proteina C-reattiva, suggerendo che il reclutamento e la degranulazione dei neutrofili siano eventi antecedenti al rialzo delle proteine di fase acuta, sia da quelli di troponina T, confermando un ruolo primario dell'infiammazione nelle patogenesi delle sindromi coronariche acute.
In uno studio di 604 pazienti consecutivi, giunti in Pronto Soccorso per dolore toracico, Brennan e coll hanno osservato che i livelli di MPO predicono il rischio di infarto del miocardio e di eventi avversi maggiori a 30 giorni ed a 6 mesi, anche nei pazienti con troponina negativa.
Studi più recenti mostrano un valore predittivo della MPO anche sull'outcome a medio-lungo termine.
I dati attualmente presenti i letteratura sostengono un ruolo della MPO come utile marcatore di rischio e strumento diagnostico nelle sindromi coronariche acute e nella diagnostica differenziale del dolore toracico, soprattutto nei pazienti con valori di troponina negativi all'ingresso.
La messa a punto di nuove tecniche per il dosaggio dei livelli circolanti di MPO, più semplici, rapide ed economiche, è a favore di questo utilizzo. ( Xagena2008 )
Biasucci LM, M. Leo M, Ligand Assay, 2008
Cardio2008 Diagno2008